57 anni fa lo strano suicidio di Luigi Tenco

By editorial board on Gennaio 27, 2024

In occasione dell'anniversario della scomparsa di Luigi Tenco, pubblichiamo integralmente l'articolo del sito www.misterid'italia.it. Una cronaca  fedele e concisa degli avvenimenti accaduti durante il Festival di Sanremo.

La morte di Luigi Tenco è stato un suicidio o un omicidio? Di certo rimarrà l’emblema di una delle inchieste investigative più pasticciate e demenziali che si siano mai svolte in Italia. tratto da: http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/tenco/

L’inchiesta ufficiale, comunque, ha detto: suicidio. Concludendosi con un decreto di archiviazione che non lascia dubbi: nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967, il cantautore Luigi Tenco si tolse la vita con un colpo di pistola alla tempia destra nella stanza 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo. Durante le giornate del Festival.

tenco

Tenco aveva cantato in coppia con Dalida una canzone francamente brutta, “Ciao, amore ciao”. Poi, visibilmente depresso, era andato a cena con la stessa Dalida, il suo produttore Paolo Dossena e altri amici, ma giunto al ristorante aveva deciso di tornare in albergo. Da questo momento cominciano i pasticci investigativi.

All’1.40 - ha scritto Aldo Fegatelli Colonna in una recente biografia - Tenco è ancora vivo. Dalida riferirà al commissario Molinari di essere entrata nella stanza di Tenco tra le 2.00 e le 2.10. Il dottor Borelli, che ne constata il decesso, è arrivato sul posto alle 2.45 e presume che la morte risalga a quindici-venti minuti prima al massimo, cioè non prima delle 2.25. Ci sono due “buchi”, uno di dieci minuti, l’altro di mezz’ora”.

La porta della stanza 219 è accostata e con la chiave nella toppa esterna.

Ai primi soccorritori Dalida appare mentre alza da terra il busto di Luigi e lo abbraccia. E’ un flash d’agenzia a diffondere la notizia della morte del cantautore, dando per certa la tesi del suicidio. Il primo inquirente a giungere sul posto è il vicedirigente del commissariato di Sanremo, Arrigo Molinari, il cui nome (detto per inciso), anni dopo, finirà nelle liste della P2.

Il cadavere, stranamente, viene subito trasferito all’obitorio e poi riportato in albergo, dal momento che gli investigatori si sono dimenticati (sembra incredibile!) di “fare effettuare i rilievi fotografici essenziali per la completezza del fascicolo da trasmettere alla Procura”.

Tenco è stato ucciso da un colpo di calibro 22, la stessa pistola che stringe in pugno, ma nella sua stanza viene trovata anche un’altra arma: una Walter Ppk. Salta fuori che la sera prima di morire Tenco aveva vinto al casino circa 6 milioni delle vecchie lire. Nella stanza del Savoy c’era solo un assegno da 100 mila lire di un collaboratore. Suicidio dunque o omicidio?

L’archiviazione, come detto, non ha esitazioni: suicidio.

Prima di morire Luigi Tenco scrive un biglietto che verrà riconosciuto come scrtto da lui da una perizia grafoscopica fatta, però, solo nel 1990, cioè ben 23 anni dopo la sua morte. Nel biglietto è scritto: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io, tu e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La Rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.

Altre stranezze: non si è mai capito quale fosse la posizione esatta del cadavere di Tenco. Ecco ben sette diverse descrizioni: in tre persone videro il corpo senza vita del cantautore “perfettamente parallelo al letto, tra questo e il cassettone, con la testa rivolta verso il fondo”. Per un quarto testimone era “nella stessa posizione, ma con il braccio destro piegato sotto la schiena”. Per un quinto: era “in posizione supina, ai piedi del letto e a questo perpendicolare”. Per un sesto era “seduto in terra e poggiato con il busto alla sponda del letto”. E infine per il dirigente del commissariato, Molinari: “il corpo è in posizione genericamente supina e il report specifica trovarsi in posizione trasversale rispetto all’angolo sinistro inferiore del letto con i piedi rivolti verso la porta d’ingresso”.

E la posizione della pistola? Altro balletto di versioni: per il commissario era “nella mano” (destra o sinistra?). Per un secondo testimone “l’arma era lontana dal corpo, addirittura in fondo alla stanza”. Per un terzo era “in mezzo alle gambe”. Per altri due “sotto il comò”. Per chi ha effettuato i rilievi invece era “tra le gambe”, mentre una foto la evidenzia “sotto le natiche”.

Misteriosa rimane a tutt’oggi l’ora della morte: il medico legale la fa risalire intorno all’1.30. Dalida alle 2.10. Il commissario Molinari, nel fascicolo inviato alla Procura, afferma che il cantautore si era sparato alle 2.30. Ergo, Tenco sarebbe morto in tre orari differenti: 1.30, 2.10 e 2.30.

E poi ancora troppe incertezza investigative: la polizia effettua sul corpo e nella stanza una ricognizione approssimativa. Non viene effettuata alcuna autopsia. Non viene fatto il “guanto di paraffina” sulle mani del cantautore. Sono stati avanzati dubbi sul foro di entrata del proiettile che ha ucciso Tenco. Qualcuno ha anche avanzato l’ipotesi che in realtà il foro di entrata sarebbe a sinistra. In questo caso, dal momento che Tenco non era mancino, per spararsi alla tempia sinistra, avrebbe dovuto fare una manovra un po’ ardita per un suicida che impugna la pistola con la destra.

Insomma, qualsiasi ragionamento torna al punto di partenza: suicidio o omicidio? Ad essere certo resta solo il mito di un grande artista, dall’esitenza troppo breve.

 

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