Jimi Hendrix venne solo una volta in Italia, nel maggio 1968, per esibirsi con gli Experience (il bassista Noel Redding e il batterista Mitch Mitchell) a Milano, Roma, e Bologna.
Gli appassionati conservano ancora un ricordo indelebile di quel tour, fatto rivivere nella mostra attraverso foto inedite, testimonianze di alcuni fortunati spettatori, ed i materiali e le pagine di giornale che accompagnarono l’evento.
La mostra Hey Jimi – The Italian Experience 1968 offre un ritratto inedito e poco conosciuto di quello che, unanimemente, viene definito come “il più grande chitarrista della storia del rock”, capace di abbracciare le cronache del costume e della nostra storia recente. Parallelamente, lo stesso ritratto si può trovare nel volume che i curatori hanno realizzato con Jaca Book, Hendrix ’68 The Italian Experience.

Riportiamo un estratto del libro qui di seguito.

Quando il 23 maggio del 1968 giunse nel nostro Paese, Jimi Hendrix era praticamente all’apice della sua breve carriera. Jimi atterrò all’aeroporto di Milano Malpensa intorno alle 10 di mattina del 23 maggio 1968 con un volo twa, in ritardo di oltre due ore, proveniente da Miami via New York.

Ad attenderlo, oltre a un paio di fotografi professionisti mandati dalla casa discografica e a una giovanissima giornalista allora sedicenne (Daniela Cohen), c’era un gruppetto di curiosi che si erano attardati convinti che stesse arrivando
Cassius Clay.

Hendrix era stanchissimo e chiese di essere subito accompagnato in albergo, l’Hotel Windsor in via Galileo Galilei 2 a Milano, dove, giunto verso mezzogiorno, venne a sapere che tutta la strumentazione era stata bloccata per “controlli” e quindi il concerto pomeridiano probabilmente sarebbe saltato: così, dopo essersi registrato all’hotel, decise di andare a dormire.

 

Gli altri membri degli Experience, Noel Redding e Mitch Mitchell, insieme ad accompagnatori e tecnici, erano invece sbarcati a Linate, provenienti da Londra. Al viaggio in Italia partecipò anche la sorella di Noel Redding, Vicky. Intorno alle 16, Leo Wächter, fondatore del Piper, si presentò in albergo pretendendo che Hendrix si facesse almeno vedere al locale, poiché, a suo dire, i ragazzi del concerto pomeridiano minacciavano di sfasciare il locale. Hendrix, che stava riposando, si irritò moltissimo per essere stato svegliato dopo poche ore di sonno: non riusciva a capire il motivo per cui dovesse dirigersi al Piper dato che non poteva suonare, ma alla fine Daniela Cohen e Massimo Bernardi lo convinsero e, visto che Jimi non aveva ancora mangiato, dopo un breve pranzo insieme a Noel Redding si diresse al locale.

Qui trovò una scena apocalittica: i possessori dei biglietti del primo spettacolo (cancellato a causa dei ritardi nelle procedure di sdoganamento delle attrezzature), che dovevano uscire per far entrare quelli del secondo concerto, non sentivano ragioni, neppure l’idea di essere rimborsati li smuoveva. Non c’erano alternative: dentro tutti! Così la capienza del locale (circa 400 persone) venne quasi jimi hendrix last 25 hoursraddoppiata. Nonostante ciò, molti furono costretti a rimanere fuori: anche per questo si creò un caos incredibile. Jimi parlò brevemente al pubblico, firmò molti autografi, si mescolò tra la gente parlando amabilmente con i fan e naturalmente posò per fotografie con molte persone, inclusi diversi dipendenti del locale. Verso le 19, Jimi e Noel tra la confusione generale sgattaiolarono fuori dal Piper e tornarono all’Hotel Windsor, dove erano convocati per alcune session fotografiche: un veloce cambio d’abito e poi intorno alle 21 di nuovo al Piper per il concerto.