È quasi Natale e Keith Richards riposa dopo il tour che li ha visti rompere tutti i record d'incassi.. Ha brividi di freddo da quando è arrivato ai Germano Studios di Manhattan per mettere mano al prossimo album dei Rolling Stones. "L’ultima volta che sono stato in questa sala d’incisione era inizio marzo. Il giorno dopo è andato tutto a puttane (the shit hit the fan), Ieri, quando ci sono tornato, ho avuto un déjà vu. Sono felice di essere tornato in pista. Non c'è molto lavoro di fuori.
Adesso segue la ristampa di Live at the Hollywood e di Run Rudolph Run in vinile Palladium.
Registrato con gli X-Pensive Winos alla fine del 1988, dopo avere debuttato da solista con Talk Is Cheap. I Rolling Stones sembravano arrivati a fine corsa. Non avevano portato in tour Dirty Work e anzi Jagger era andato in giro col suo secondo disco solista Primitive Cool, causando una guerra a colpi di dichiarazioni infuocate.
A tanti anni di distanza, Richard ricorda quel concerto con orgoglio: «I Winos occupano un posto speciale nel cuore del vecchio Keith. All’epoca non sapevo nemmeno che ci stavano registrando. Era una grande band».
Nel live racconti che una volta ti hanno cacciato dal palco del Palladium. È stato Chuck Berry nel 1972, anche se poi ha detto che non ti aveva riconosciuto, giusto?
Sì, e anch’io ho quasi cacciato Chuck (ride). Andavo d’accordo con Chuck, ma all’inizio dovevamo dimostrare che non ci piacevamo l’un l’altro perché… e chi lo sa il motivo? È stata una grande soddisfazione lavorare con lui e dargli un grande live band [per il film concerto Hail! Hail! Rock’n’Roll].
Una volta hai detto che Chuck non aveva la precisa cognizione del suo valore, né del suo impatto sul mondo della musica. E tu, hai coscienza del tuo, di valore?
No. Ne sono cosciente perché me lo dice la gente. Capisco Chuck. Era un uomo di poche pretese. Faceva musica e non aveva in testa l’idea che fosse culturalmente importante. Scriveva di cose normali e lo faceva in modo brillante. Memphis, Tennessee è una delle poesie più belle che abbia mai letto. Per Chuck, era solo un altro motivetto. Non aveva bisogno di sapere quando fantastica fosse.
Hai sempre sostenuto gli artisti di colore.
Se sono qui è grazie a loro.
Che ne pensi allora di Black Lives Matter?
Era tempo, cazzo. I nodi stanno venendo al pettine. Bisogna affrontarli. Fatico a parlarne perché non sono americano, ma vivo qui, lo sono nel cuore e nell’anima, ma non voglio interferire, mi rifiuto di interferire nel processo elettorale americano.
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