Pete Townshend: Keith, Bill Wyman e la casa di Harry Nilsson

By editorial board on Ottobre 24, 2019

Un estratto dal libro di Pete Townshend  “Who I Am” e degli ultimi giorni di Keith Moon nella casa di Harry Nilsson.

La casa di Harry.  "...In quel periodo la mia disillusione rispetto al futuro degli Who, soprattutto a causa delle difficoltà con Keith, era in fase crescente. Verso la fine dell’estate l’album Who are You vendeva abbastanza bene senza alcun tour a sostenerlo. Keith venne a Londra da Malibu per l’inaugurazione della  Who Exhibition.malibu

Era in ottima forma: socievole con i fan, premuroso, gentile e affascinante. Sembrava felice.

Ad agosto feci un serio tentativo di entrare in contatto con Keith a Malibu. Keith beveva molto e io non riuscivo a stargli dietro. Invece di aiutarlo finii coinvolto nella sua bella vita e quasi mi dimenticai del motivo principale per cui ero andato a trovarlo.

Volevamo che tornasse a casa. Quando fui di nuovo a Londra Keith mi telefonò per sapere se potevo prendere in affitto a suo nome  l’appartamento che Harry Nilsson possedeva di fronte la Playboy club: voleva tornare a casa ma non aveva soldi.

Ne parlai con Harry che accettò ma si disse anche preoccupato. Mama Cass era morta in quella casa. Gli assicurai che un fulmine non cade nello stesso  posto  due volte.

Bill Wyman aveva un appartamento nello stesso isolato e cercò coraggiosamente di tenere d’occhio Keith. Una sera Bill Wyman e Spyros Niarchos, presero accordi con Keith per incontrarsi nel suo appartamento al terzo piano a bere qualcosa insieme.

Keith, secondo una tradizione rock che forse sui stesso fu ad avviare, aveva assunto una guardia del corpo. Gli aveva ordinato di non farlo uscire di casa, quindi aveva iniziato a fare di tutto per eludere la sorveglianza. Mentre si godeva un drink, aprì la finestra senza dare l’impressione di cosa faceva e si buttò di sotto.

Bill e Spyros corsero alla finestra e videro Keith supino su una pila di materassi che aveva precedentemente accatastato dentro al cassonetto di un impresa edile. Si alzò, si spazzolò l’abito e gridò agli spettatori attoniti – ci vediamo al Play boy club. Prendo un succo d’arancia

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In quel periodo Keith Prendeva in giro i medici, creando confusione nello spiegare i suoi sintomi così da ottenere più faramci possibile. Ne aveva bisogno per alleviare i sintomi dell’astinenza da alcol. Ma sembrava determinato a rimanere sobrio.

Nel settembre’78 fu Roger a telefonarmi nel mio studio. Fu succinto. “ L’ha fatto”.

Quell’edificio ospita oggi l’ambulatorio di un medico. Finale alquanto appropriato.

Pete Townshend.

 

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