Pink Floyd, "Careful With That Axe, Eugene" (1969)
La psichedelia degli anni Sessanta traduceva la sua parte di orribili fantasie in vortici di suoni minacciosi, echi di brutti viaggi che si insinuava nel subconscio vermiforme dell'ascoltatore. Ma nella sua forma definitiva - la versione live dell'LP Ummagumma dei Pink Floyd - "Careful With that Axe, Eugene" è meno un lunatico freakout di una jam rock quanto una casa infestata lisergicamente evocata, che ti offre porta dopo porta un apertura diversa.
Questo drammatico monologo di un vicino ficcanaso è ambientato su una tavolozza di effetti sonori inquietanti – tenui clangori metallici, svolazzi elettronici a basso canone –
"Non penso che si possa più scioccare un pubblico oggi. Se mi tagliassi il braccio e lo mangiassi, ok, sarebbe scioccante. Ma puoi farlo solo due volte".