Fu il primo, Ian Stewart, a rispondere a quell'annuncio che Brian Jones pubblicò su Jazz News, il 2 maggio del 1962, per cercare elementi per mettere in piedi un gruppo. Poi arrivarono Mick Jagger e Keith Richards, e poi ancora - otto mesi dopo circa - Bill Wyman e Charlie Watts. (Estratto da Rockol, per leggere tutto l'articolo clicca qui)
Il mito dei Rolling Stones, Stewart, lo vide nascere la protagonista. Lo tenne a battesimo, sfruttando la sua condizione "borghese" di unico, nella band, ad avere un lavoro "vero" - alla Imperial Chemical Industries - che gli permettesse di avere accesso a un telefono e prendere accordi con locali e impresari nella fase più delicata del lancio di una leggenda, quella della prima formazione di un seguito. Il destino, però, sa giocare scherzi pessimi.
nel maggio del '63, a un anno esatto dalla fatidica risposta all'annuncio di Jones su Jazz News, Oldham annuncia l'uscita ufficiale di Stewart dai Rolling Stones. "Non sembrava parte del gruppo, e poi sei facce - sulle locandine - sono troppe da ricordare", dirà l'impresario qualche anno dopo. "Avrebbe potuto dirci: 'Sapete una cosa? Andate a fare in culo'. Ma non lo fece", ricordò a posteriori Keith Richards: "Ci disse, invece: 'Ok, vi porterò in giro io'". Messo ai margini, Stewart comprò un furgone per gli spostamenti del gruppo e accettò di rimanere a bordo con un ruolo defilato, da pianista aggiunto e tour manager. "Ci vuole un grande cuore per fare un cosa del genere", commentò sempre Richards al proposito: "Ma Stu aveva uno dei più grandi cuori in circolazione".