Nel 1965 Barrett inventò il nome Pink Floyd Sound. Sempre nel 1965, (biografia completa su https://it.wikipedia.org/wiki/Syd_Barrett
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Barrett diede poi al gruppo il nome definitivo: Pink Floyd, dal nome di due dei suoi bluesmen preferiti Pink Anderson e Floyd Council. Barrett disse tuttavia ai giornalisti che il nome gli era stato suggerito da creature extraterrestri. Pink e Floyd erano anche i nomi dei suoi due gatti. Il passo successivo fu il furgone Floyd, che serviva a trasportare l’attrezzatura da un concerto all’altro: Barrett vi dipinse sul parafango il nome Pink Floyd con vernice nera e rosa.
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Il primo netto cambiamento in Syd venne rilevato da Boyd. Quando i Pink Floyd si presentarono all’UFO Club per promuovere le tracce del loro primo LP, Boyd notò che mentre gli altri membri del gruppo erano amichevoli, Barrett «mi guardava negli occhi […] e nel suo sguardo non c’era un singolo battito di ciglia o un accenno di vitalità, come se non ci fosse nessuno in casa» Quando David Gilmour lo incontrò, due mesi dopo l’uscita dell’album, Syd quasi non lo riconobbe. Grazie al successo avuto con il secondo singolo (See Emily Play/The Scarecrow, uscito qualche mese prima dell’album) i Pink Floyd entrarono ufficialmente nella Top of the Pops inglese. Gli episodi che iniziarono a delineare la personalità irregolare di Barrett presero luogo di lì a poco. Quando venne invitato per la seconda settimana di seguito in studio, Syd si presentò in pigiama, mentre alla terza settimana, come ricorda Roger Waters, annunciò di non volere più partecipare alla trasmissione televisiva perché «se non lo faceva John Lennon, perché lui avrebbe dovuto?».