Keith Richards la polizia e una Chevrolet piena di droghe

By editorial board on Maggio 28, 2017

La stagione di caccia agli Stones era ufficialmente aperta. Keith Richards ricorda come evitarono l'arresto della polizia in USA.

Perché ci fermammo a pranzo al ristorante 4 Dice di Fordyce, in Arkansas? A Fordyce, un paesino minuscolo, con i Rolling Stones in cima alla lista nera della polizia da un capo all’altro degli States. (tratto da Life di keith Richards)

Guitarist Keith Richards with German actress Uschi Obermaier during the Rolling Stones Tour of the Americas, 1975. (Photo by Christopher Simon Sykes/Hulton Archive/Getty Images)

Richards polizia

Tutti gli sbirri volevano arrestarci con qualunque mezzo così da ottenere una promozione. Era il 1975, la stagione di caccia agli Stones era appena cominciata. Dopo il tour del ’72 il Dipartimento aveva deciso che non avremmo più messo piede negli USA.

Il Nostro avvocato Bill Carter ci aveva detto di stara alla larga dall’Arkansas, che quello Stato aveva cercato di bandire il rock per legge. Eravamo a bordo di una Chevrolet Impala gialla, nuova di zecca e stracolma di droga. In Macchina con me c’erano Ronnie Wood, Freddie Sesler e Jim Callaghan, il capo della sicurezza.

Ci ervamo fermati in questa tavola calda , 4 Dice, e dopo avere ordinato siamo andati in bagno, tanto per tirarci su. Eravamo rimasti in bagno per 40 minuti a sghignazzare e fare gli scemi. Cose che non si fanno da quelle parti. Non allora. Fu così che la situazione precipitò e il personale chiamò la polizia.

 

Quando uscimmo c’era una macchina della polizia parcheggiata di fronte. Appena partiti dopo 20 metri  ci fermano ci puntano i fucili. Io portavo un berretto di jeans pieno di tasche piene di droghe. Ma la roba era ovunque, persino negli sportelli della macchina. Sacchetti di coca, peyote e marijuana.

I nostri visti provvisori e solo per il tour erano soggetti a una serie di condizionr che Bill Carter aveva ottenuto grazie a lunghi lavori di mediazione, con il Servizio immigrazione e il Dip. Di Stato.

Ci dissero di seguirli fino a un garage e mentre guidavamo dai finestrini volava fuori di tutto, ma non tutto. Sicuramente ci videro. Non sapevano bene che fare, sapevano chi gli era capitato tra le mani, con quelle star di fama internazionale in stato d’arresto.

Sapevano che stavamo cercando di rintracciare Bill Carter, il che dovette preoccuparli. Perché la zona era il cortile di casa di Bill: Era cresciuto nella vicina cittadina di Rector e conosceva tutti gli agenti, sceriffi,  i politici, i pubblici ministeri.

Forse la polizia si stava pentendo di aver informato la stampa. Fuori dal palazzo di giustizia c’era di tutto: Una rete tv di Dallas aveva noleggiato un jet per essere in prima fila. Eravamo carichi di roba. Andammo al cesso e nessuno ci scortò.

A Freddie, mentre buttava la roba nel cesso gli sfuggì di mano un flacone di Tuinal e tutte quelle cazzo di  pasticche rosse e turchese si sparpagliarono per terra.  Io avevo buttato l’hashish e la marijuana e tirato lo sciacquone ma la roba non andava giù. Troppa erba. C’era ancora la borsa di Freddi piena di coca nell’auto.

Alla fine Carter fu rintracciato: era farsi una grigliata a casa di un giudice a Little Rock. Avrebbe affittato un aereo e in paio d’ore sarebbe arrivato. Il Giudice disse al poliziotto che non avevano diritto di perquisire l’auto.

Ci fu una pantomima tra agenti, giudice, avvocato e noi . alla fine spuntò fuori la coca che era di Freddie. Cauzione da 5000 dollari, il mio coltello lo tenne il magistrato che intanto aveva bevuto mezza fiaschetta di Wyskie che teneva nel calzino, per ricordo. Gli agenti erano incazzati con Carter. Fuori c’era la folla che faceva il tifo. Le vicende con Glli stones finivano in due modi: o con gli arresti o con un corteo di macchine che scortava fuori città  Riuscimmo ad avere il corteo e  prendere il nostro aereo che ci aspettava con i motori accesi e con il pieno di Bourbon. Ci deve esssere da qualche parte degli States una Chevy Impala gialla ancora piena zeppa di coca.

 

 

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